Arcidiocesi di Chieti-Vasto

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Arcidiocesi di Chieti-Vasto
Archidioecesis Theatina-Vastensis
Chiesa latina
Regione ecclesiasticaAbruzzo-Molise
 
Mappa della diocesi
Diocesi suffraganee
Lanciano-Ortona
 
Arcivescovo metropolitaBruno Forte
Vicario generaleNicola Del Bianco
Presbiteri208, di cui 136 secolari e 72 regolari
1.366 battezzati per presbitero
Religiosi86 uomini, 215 donne
Diaconi24 permanenti
 
Abitanti312.827
Battezzati284.205 (90,9% del totale)
StatoItalia
Superficie2.539 km²
Parrocchie144 (10 vicariati)
 
ErezioneVI secolo (Chieti)
23 luglio 1853 (Vasto)[1]
in plena unione dal 30 settembre 1986
Ritoromano
CattedraleSan Giustino
ConcattedraleSan Giuseppe
Santi patroniSan Giustino
San Michele arcangelo
IndirizzoPiazza G.G. Valignani, 4 - 66100 Chieti
Sito webwww.diocesichieti.it
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
La concattedrale di San Giuseppe a Vasto.
La basilica santuario del Volto Santo di Manoppello.
La basilica santuario della Madonna dei Miracoli di Casalbordino.

L'arcidiocesi di Chieti-Vasto (in latino Archidioecesis Theatina-Vastensis) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica in Italia appartenente alla regione ecclesiastica Abruzzo-Molise. Nel 2021 contava 284.205 battezzati su 312.827 abitanti. È retta dall'arcivescovo Bruno Forte.

Ne sono patroni san Giustino (per Chieti) e san Michele arcangelo (per Vasto); la Beata Vergine dei Miracoli, venerata nel santuario di Casalbordino, ne è la compatrona.

L'arcidiocesi comprende 91 comuni abruzzesi in due distinte province:

Sede arcivescovile è la città di Chieti, dove si trova la cattedrale di San Giustino, in origine dedicata a San Tommaso apostolo. A Vasto ha sede la concattedrale di San Giuseppe. L'arcidiocesi comprende anche due basiliche minori: la basilica santuario del Volto Santo a Manoppello, e il santuario della Madonna dei Miracoli a Casalbordino.

Il territorio si estende su 2.539 km² ed è suddiviso in 144 parrocchie raggruppate in 10 zone pastorali o foranie: Atessa, Casoli, Chieti, Chieti Scalo, Fossacesia-Casalbordino, Francavilla al Mare, Gissi, Guardiagrele, Scafa e Vasto.

La provincia ecclesiastica di Chieti-Vasto comprende una sola suffraganea, l'arcidiocesi di Lanciano-Ortona.

Istituti religiosi

[modifica | modifica wikitesto]

Istituti religiosi maschili

[modifica | modifica wikitesto]

Istituti religiosi femminili

[modifica | modifica wikitesto]

L'odierna arcidiocesi nasce nel 1986 dall'unione di due precedenti sedi episcopali: la diocesi di Chieti, storicamente documentata a partire dalla prima metà del IX secolo; e la diocesi di Vasto istituita il 23 luglio 1853.

Incerta e discussa è l'origine della diocesi di Chieti. La tradizione attribuisce la sua fondazione a san Giustino; benché una ecclesia sancti Justini sia documentata fin dall'840, la tradizione che fa di questo santo il protovescovo della diocesi teatina è piuttosto tardiva e risalirebbe solo al XV secolo. La stessa tradizione, non anteriore al XVI secolo, segnala, dopo Giustino, una serie di dodici santi vescovi, molti dei quali completamente ignoti, che la critica agiografica esclude tuttavia dalla cronotassi di Chieti.[3]

Incerta è anche l'attribuzione del vescovo Quinto, che prese parte al concilio romano del 499 indetto da papa Simmaco; secondo l'edizione critica degli atti conciliari, Quinto non era vescovo della ecclesia Theatina, ma della ecclesia Theanensis, ossia di Teano.[4] La tradizione erudita assegna poi alla sede di Chieti il vescovo Barbato, a cui papa Gregorio I avrebbe affidato nel 594 la cura della diocesi di Ortona, allora vacante. Anche questo nome tuttavia sembra essere da escludere dalla cronotassi teatina; infatti la lettera di Gregorio Magno relativa a questo avvenimento non riporta né il nome di Barbato né la sede di Chieti assegnata a questo vescovo.[5]

Secondo Francesco Lanzoni, nessuno dei vescovi riportati dalle cronotassi tradizionali anteriori al IX secolo sono da considerarsi come autentici. Tuttavia lo storico faentino non esclude l'antichità della diocesi, benché nessun nome di vescovo sia noto, probabilmente già esistente prima dell'invasione longobarda. Infatti sostiene che «se non mancava [un vescovo] nel piccolo paese degli Aequi e dei Marsi, quello dei Marruccini non doveva esserne privo. Né è improbabile perciò che la diocesi di Chieti rimonti almeno al IV secolo, come, in generale, le diocesi italiane delle più remote regioni italiane».[6]

I primi vescovi teatini storicamente documentati risalgono solo alla metà del IX secolo. Il primo di questi è Teodorico I, che indisse e presiedette un sinodo a Chieti, celebrato il 12 maggio 840, che mostra la vitalità e l'organizzazione della chiesa teatina in questo periodo e dove si fa menzione di un predecessore del vescovo Teodorico, senza però citarne il nome. Gi atti riportano, oltre all'esistenza di una ecclesia sancti Justini, anche quella ad honorem sancti Thomae, vicino alla quale fu costruito l'episcopio, e che divenne il centro propulsore della diocesi.[7] La cattedrale teatina fu dedicata a San Tommaso Apostolo almeno fino a tutto il XII secolo e solo successivamente venne aggiunto il titolo di San Giustino.[8]

Dopo Teodorico I sono noti i vescovi Lupo, che prese parte al concilio romano dell'844 e presenziò all'incoronazione di Ludovico II fatta da papa Sergio II;[9] e Pietro I, che sottoscrisse tramite l'arcidiacono Orso gli atti del concilio romano di dicembre 853.[10]

A partire da questo periodo, con l'organizzazione di cui la diocesi si dotò nel concilio dell'840, Chieti divenne il principale centro ecclesiastico della regione estendendo la sua giurisdizione anche sui territori di Ortona, documentata come diocesi in epoca tardo-romana, di Vasto e di tutto l'Abruzzo sud-orientale. L'unità del territorio fu messo in crisi dal potere delle grandi abbazie dell'Italia centro-meridionale (innanzitutto Montecassino) che possedevano in zona diversi feudi esenti dalla giurisdizione episcopale.

La bolla di papa Niccolò II del 2 maggio 1059 definì con precisione i confini della diocesi. «Andavano dalla località Tremonti sul Pescara, sotto Popoli, per il Morrone (monte de Ursa), salivano a Coccia, gola angusta fra Sulmona e Palena, e scendevano al fiume Aventino passando fra Lettopalena e Palena per poi salire lungo i monti Pizzi e raggiungere il fiume Sinello; proseguivano quindi fino al monte di Treste, dove nasce il fiume omonimo, e passavano al monte degli Schiavi fino al fiume Trigno; seguendo il Trigno arrivavano al mare e dalla foce del Trigno, lungo la costa adriatica, giungevano alla foce del Pescara per tornare, risalendo il fiume, fino a Tremonti.»[11]

Tra il XII e il XIV secolo, attraverso le donazioni di vari terreni e feudi, all'ufficio di vescovo di Chieti si legarono anche i titoli di barone di Villamagna, Orni, Forcabobolina e Astignano e, più tardi, anche quello di conte di Chieti.

A partire dal XIII secolo fiorirono nella diocesi i grandi ordini mendicanti e, parallelamente, si sviluppò un notevole movimento eremitico il cui più celebre esponente fu Pietro dal Morrone (il futuro papa Celestino V) che a Roccamorice nel 1254 fondò l'eremo di Santo Spirito a Maiella, primo nucleo della congregazione dei monaci Celestini.

L'età moderna e contemporanea

[modifica | modifica wikitesto]
Il palazzo arcivescovile di Chieti.
Il seminario arcivescovile teatino, fondato da Giovanni Oliva nel 1568.

Nel corso dei secoli successivi la sede episcopale di Chieti raggiunse un certo prestigio e cominciò ad essere contesa dalle maggiori famiglie del Regno di Napoli. Nel 1505 Giampietro Carafa (poi papa con il nome di Paolo IV) ottenne grazie allo zio Oliviero il governo della diocesi: quando fondò con Gaetano di Thiene l'ordine dei Chierici regolari, diede loro il nome di Teatini dal nome latino della sua diocesi; anche i fondatori di altri due dei nuovi Ordini della Controriforma, Francesco Caracciolo dei Chierici regolari minori e Camillo de Lellis dei Ministri degli infermi, erano originari della diocesi (rispettivamente di Villa Santa Maria e Bucchianico).

Agli inizi del XVI secolo, il 27 giugno[12] 1515, Chieti perse parte del proprio territorio a vantaggio dell'erezione della diocesi di Lanciano. Il 1º giugno[13] 1526, con la bolla Super universas di papa Clemente VII, Chieti fu elevata al rango di arcidiocesi metropolitana e le furono assegnate come suffraganee le diocesi di Penne, Atri e la stessa Lanciano. Chieti perse ben presto tutte le sue diocesi suffraganee: prima Penne e Atri, restituite alla soggezione immediata da papa Paolo III con la bolla Inter cetera del 18 luglio 1539; quindi Lanciano, elevata ad arcidiocesi da Pio IV nel 1561[14]; Pio V ripristinò allora la diocesi di Ortona (20 ottobre 1570) e la dichiarò soggetta a Chieti.

Nella seconda metà del XVI secolo gli arcivescovi si impegnarono in prima persona per l'attuazione dei decreti di riforma del concilio di Trento attraverso le visite pastorali, la fondazione del seminario arcivescovile ad opera di Giovanni Oliva nel 1568, e la celebrazione dei sinodi il primo dei quale è quello del 1581 indetto da Cesare Busdrago. Aumentò contestualmente in città e nella diocesi la presenza dei nuovi ordini religiosi, come i carmelitani scalzi, i gesuiti, i cappuccini, i minimi e gli scolopi.

Nel 1624 gli oratoriani di Santa Maria in Vallicella, che avevano in commenda l'abbazia di San Giovanni in Venere, cedettero all'arcivescovo di Chieti la giurisdizione ecclesiastica su alcune parrocchie di questa Chiesa nullius: Fossacesia, Francavilla al Mare, Paglieta, Rocca San Giovanni, Sant'Eusanio del Sangro, San Vito Chietino e Vasto.

Con la riforma delle circoscrizioni ecclesiastiche operata da papa Pio VII con la bolla De utiliori (27 giugno 1818), alcune Chiese nullius dioecesis del territorio furono soppresse e riunite alla sede arcivescovile di Chieti; tra queste la prelatura di San Martino in Valle di Fara San Martino, la prepositura di San Leucio e le tre abbazie di Santa Maria in Monteplanizio a Lettopalena, di San Clemente a Casauria e dei Santi Vito e Salvo). La stessa bolla soppresse l'unica suffraganea di Chieti, la diocesi di Ortona, che venne unita a quella di Lanciano.

Chieti rimase così priva di suffraganee e, per porre rimedio alla questione, ad istanza di Ferdinando II e del marchese Alfonso d'Avalos, papa Pio IX con la bolla In apostolica omnium ecclesiarum del 1853 dismembrò dall'arcidiocesi di Chieti la città di Vasto e il suo distretto, erigendo una nuova diocesi, che fu affidata in regime di amministrazione perpetua all'arcivescovo di Chieti.

Il 1º luglio 1949, a seguito della riforma territoriale che portò alla nascita della diocesi di Penne-Pescara, Chieti perse le cinque parrocchie del soppresso comune di Castellammare Adriatico situate sulla riva destra del fiume Aterno, che segnava l'antico confine con la diocesi di Penne.[15]

Il 31 luglio 1950, con la lettera apostolica Mirum sane, papa Pio XII proclamò la Beata Maria Vergine dei Miracoli, venerata nel santuario di Casalbordino in diocesi di Vasto, patrona dell'arcidiocesi.[16]

Nel 1977 l'arcidiocesi di Chieti acquisì le parrocchie dei comuni di Serramonacesca e di Fara Filiorum Petri, e la parrocchia della frazione di Ripacorbaria nel comune di Manoppello, già appartenute all'abbazia territoriale di Montecassino.[17]

Il 2 marzo 1982, con la bolla Fructuosa ecclesiae di papa Giovanni Paolo II, alla provincia ecclesiastica di Chieti furono annesse due nuove suffraganee: Lanciano, che mantenne comunque la dignità arcivescovile, e Ortona, unita aeque principaliter a Lanciano. Il 24 agosto dello stesso anno ebbe fine il regime di amministrazione perpetua e la diocesi di Vasto fu unita aeque principaliter alla sede teatina; contestualmente l'arcivescovo Vincenzo Fagiolo fu nominato anche vescovo di Vasto.[18]

Una comunità cristiana nell'antica città romana di Histonium, l'odierna Vasto, è attestata per la prima volta sul finire del V secolo nell'epistolario di papa Gelasio I (492-496). Il pontefice scriveva al vescovo Celestino, la cui sede episcopale non è indicata, per incaricarlo di promuovere al diaconato il chierico Felicissimo e al presbiterato il diacono Giuliano, entrambi appartenenti alla ecclesia Stoniensium. Queste indicazioni rivelano «l'esistenza nella città di Vasto, nel V secolo, di una comunità cristiana ben organizzata e strutturata… Se Vasto fosse, allo stesso tempo, anche sede episcopale, è questione di controversa interpretazione.»[11]

Gli autori infatti si dividono sull'interpretazione della lettera di papa Gelasio, la quale per alcuni, tra i quali Lanzoni e Kehr, è indizio dell'esistenza di una diocesi, in quel momento vacante; per altri invece non vi sono motivi sufficienti per concludere che Vasto fosse già diocesi nel tardo periodo romano, non essendoci nessun'altra menzione nelle fonti storiche successive e non essendo noto alcun vescovo di questa diocesi.

A partire dal IX secolo la città e il territorio di Vasto risultano appartenere alla diocesi di Chieti. Dall'XI al XVII secolo la città vastese, dal punto di vista spirituale, dipendeva dall'abbazia di San Giovanni in Venere, esente dalla giurisdizione vescovile e immediatamente soggetta alla Santa Sede.

All'inizio dell'Ottocento furono soppresse le due parrocchie cittadine, quelle di Santa Maria Maggiore e di San Pietro, e fu istituita una nuova parrocchia nella chiesa di San Giuseppe, elevata al rango di collegiata.

Ad istanza del re Ferdinando II e del marchese Alfonso d'Avalos, papa Pio IX, con la bolla In apostolica omnium ecclesiarum del 23 luglio 1853, separò dall'arcidiocesi di Chieti la città di Vasto e il suo distretto compreso nel territorio dell'arcidiocesi teatina, l'eresse in vescovato ed eresse la collegiata di San Giuseppe in cattedrale; la nuova diocesi venne affidata in regime di amministrazione perpetua all'arcivescovo di Chieti. Per gli uffici della curia ed il seminario, venne recuperato l'antico collegio dei Chierici Regolari della Madre di Dio.

Oltre a Vasto, la nuova diocesi comprendeva 33 comuni: Archi, Atessa, Bomba, Carpineto Sinello, Carunchio, Casalanguida, Casalbordino, Colledimezzo, Cupello, Dogliola, Fraine, Fresagrandinaria, Furci, Gissi, Guilmi, Lentella, Liscia, Montazzoli, Monteferrante, Monteodorisio, Paglieta, Palmoli, Perano, Pietraferrazzana, Pollutri, Roccaspinalveti, San Buono, San Salvo, Scerni, Torino di Sangro, Tornareccio, Tufillo, Vasto e Villalfonsina.

Dal 17 febbraio 1940 al 26 giugno 1948 la sede di Vasto, che aveva cambiato nome in Istonio, assunse il nome latino di dioecesis Histoniensis.

Il 31 luglio 1950, con la lettera apostolica Imaginem Beatae Mariae, papa Pio XII proclamò la Beata Maria Vergine dei Miracoli, venerata nel santuario di Casalbordino, patrona della diocesi.[19]

Il regime di amministrazione perpetua si mantenne fino al 1982. Il 24 agosto di quell'anno la Congregazione per i Vescovi nominò Vincenzo Fagiolo, già arcivescovo di Chieti, anche vescovo di Vasto, la cui sede fu unita aeque principaliter a quella teatina.[18] Il doppio titolo di arcivescovo di Chieti e vescovo di Vasto fu assunto anche dal successore Antonio Valentini, fino al decreto del 1986.

Le due sedi unite

[modifica | modifica wikitesto]
Il Pontificio Seminario Regionale "San Pio X" di Chieti.

Il 30 settembre 1986, con il decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi, fu stabilita la piena unione delle due diocesi di Chieti e di Vasto e la nuova circoscrizione ecclesiastica ha assunto l'attuale denominazione: Arcidiocesi di Chieti-Vasto.

Il 7 ottobre 1989 l'arcivescovo Antonio Valentini, rendendo esecutivo il decreto che stabiliva, insieme alla piena unione delle due diocesi di Chieti e Vasto, la costituzione nella chiesa cattedrale di Chieti dell'unico capitolo cattedrale, stabilì che il capitolo metropolitano fosse composto da 12 sacerdoti e presieduto da un canonico con il titolo di presidente: nelle celebrazioni corali, i canonici indossano l'abito talare nero, il rocchetto e la mozzetta color cremisi.

Il 31 maggio 2010 la parrocchia di Maria Santissima Madre di Dio, in frazione Pretaro (comune di Francavilla al Mare), è stata staccata dall'arcidiocesi di Pescara-Penne e aggregata all'arcidiocesi di Chieti-Vasto.

La cattedra episcopale, nella cattedrale di San Giustino a Chieti.

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Vescovi e arcivescovi di Chieti

[modifica | modifica wikitesto]

Arcivescovi di Chieti e amministratori apostolici di Vasto

[modifica | modifica wikitesto]

Arcivescovi di Chieti e vescovi di Vasto

[modifica | modifica wikitesto]

Arcivescovi di Chieti-Vasto

[modifica | modifica wikitesto]

Arcivescovo attuale

[modifica | modifica wikitesto]

Il 26 giugno 2004 papa Giovanni Paolo II ha eletto arcivescovo di Chieti-Vasto il teologo napoletano Bruno Forte come successore di Edoardo Menichelli, trasferito alla sede di Ancona-Osimo: monsignor Forte è stato consacrato vescovo nel Duomo di Napoli l'8 settembre 2004 dall'allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Joseph Ratzinger (che l'anno seguente sarebbe stato eletto papa) e ha preso possesso della diocesi il 25 settembre dello stesso anno.

L'arcidiocesi nel 2021 su una popolazione di 312.827 persone contava 284.205 battezzati, corrispondenti al 90,9% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1949 350.000 350.000 100 297 207 90 1.178 120 425 133
1958 333.468 335.468 99,4 284 190 94 1.174 1 142 491 133
1970 292.000 294.030 99,3 282 180 102 1.035 127 578 141
1980 290.029 296.029 98,2 270 171 99 1.076 6 122 420 156
1990 311.500 316.500 98,4 245 158 87 1.271 6 113 391 158
1999 316.000 321.162 98,4 235 159 76 1.344 6 87 364 158
2000 313.935 315.865 99,4 248 167 81 1.265 5 96 370 158
2001 313.855 315.865 99,4 251 166 85 1.250 15 107 373 158
2002 313.855 315.875 99,4 235 155 80 1.335 14 93 401 158
2003 310.350 314.800 98,6 230 151 79 1.349 14 92 401 158
2004 308.600 313.500 98,4 226 146 80 1.365 14 96 400 158
2006 305.882 312.982 97,7 223 148 75 1.371 17 93 370 157
2013 297.000 316.300 93,9 247 145 102 1.202 20 115 314 147
2016 307.779 333.454 92,3 218 136 82 1.411 21 95 302 144
2019 287.000 322.876 88,9 232 142 90 1.237 23 103 209 138
2021 284.205 312.827 90,9 208 136 72 1.366 24 86 215 144
  1. ^ Secondo l'Annuario pontificio la sede di Vasto fu eretta nel V secolo e restaurata nel XIX secolo.
  2. ^ All'arcidiocesi di Chieti-Vasto appartiene quasi per intero il territorio comunale di San Vito Chietino, ad eccezione della parrocchia della Madonna delle Grazie della frazione di Sant'Apollinare Chietino, che appartiene all'arcidiocesi di Lanciano-Ortona.
  3. ^ Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, pp. 375-376. Lanzoni, La presunta antica lista episcopale di Chieti, in «Bullettino della Regia Deputazione Abruzzese di Storia Patria», XVIII (1927), pp. 7-12. La serie di questi santi vescovi è esclusa anche da Ughelli e da Gams.
  4. ^ Theodor Mommsen, Acta synhodorum habitarum Romae. A. CCCCXCVIIII DI DII, in Monumenta Germaniae Historica, Auctorum antiquissimorum, XII, Berlino 1894, p. 410, nº 64.
  5. ^ Gregorii I papae Registrum epistolarum. Libri I-VII, Monumenta Germaniae Historica, Epistolae, I, Berolini, 1891, pp. 275-276 (Epistola IV,39). Nella nota di p. 275, gli editori tedeschi ritengono che il nome di Barbato e la sua assegnazione alla diocesi di Chieti siano semplici congetture di eruditi locali senza alcun fondamento storico.
  6. ^ Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, p. 375.
  7. ^ Concilia aevi Karolini (742-842), seconda parte (819-842), a cura di Albert Werminghoff, Hannover e Lipsia 1908, pp. 788-791.
  8. ^ Spadaccini, Tommaso o Giustino? Alcune osservazioni sul cambio di patrocinato della città di Chieti, pp. 355 e 358.
  9. ^ Die Konzilien der karolingischen Teilreiche 843-859, a cura di Wilfried Hartmann, Hannover 1984, p. 25,15-16.
  10. ^ Die Konzilien der karolingischen Teilreiche 843-859, p. 338,3.
  11. ^ a b Dal sito Beweb - Beni ecclesiastici in web.
  12. ^ Questa è la data riportata dall'Annuario Pontificio, ripetuta da Ughelli e Gams (quinto kalendas julii). D'Avino invece dice 18 maggio, ma in nota riporta l'espressione latina quinto kalendas junii, che corrisponde al 28 maggio. Eubel, Cappelletti e Kehr dicono solamente 1515, senza indicare giorno e mese.
  13. ^ Questa è la data riportata dalla bolla pubblicata nel Bullarum diplomatum et privilegiorum sanctorum Romanorum pontificum Taurinensis editio. L'Annuario Pontificio ha la data del 1º luglio.
  14. ^ Data riportata dalla bolla pubblicata nel Bullarum diplomatum et privilegiorum sanctorum Romanorum pontificum Taurinensis editio e inserita anche nell’Annuario Pontificio; Gams ha la data del 9 febbraio 1562, mentre Ughelli e Cappelletti quella del 26 febbraio 1562.
  15. ^ AAS 42 (1950), pp. 135-137.
  16. ^ (LA) Lettera apostolica Mirum sane, AAS 43 (1951), pp. 156-157.
  17. ^ AAS 69 (1977), pp. 217.
  18. ^ a b AAS 74 (1982), p. 1301.
  19. ^ (LA) Lettera apostolica Imaginem Beatae Mariae, AAS 43 (1951), pp. 111-112.
  20. ^ Dopo Giustino, gli eruditi locali aggiungono una serie di dodici santi vescovi, che Lanzoni esclude dalla cronotassi di Chieti perché non hanno alcuna attendibilità storica. La serie è la seguente: Flaviano, Siro, Sansone (o Iasone), Zenone, Panfilo, Leone, Severino, Germano, Vincenzo, Urbano, Eleuterio e Cetteo.
  21. ^ Il vescovo Quinto, della ecclesia Theanensis, prese parte al concilio romano del 499. La sede di appartenenza è tuttavia quella di Teano e non di Chieti (Theatina). Theodor Mommsen, Acta synhodorum habitarum Romae. A. CCCCXCVIIII DI DII, in Monumenta Germaniae Historica, Auctorum antiquissimorum, XII, Berolini, 1894, pp. 399–415.
  22. ^ Al vescovo Barbato (o Giovanni) papa Gregorio I avrebbe affidato nel 594 la cura della diocesi di Ortona, allora vacante. Tuttavia, nell'edizione critica dell'epistolario gregoriano, non appaiono né il nome di Barbato (o Giovanni) né la sede di Chieti. Gregorii I papae Registrum epistolarum. Libri I-VII, Monumenta Germaniae Historica, Epistolae, I, Berolini, 1891, pp. 275-276 (Epistola IV,39).
  23. ^ Kehr, Italia pontificia, p. 268, nº 1.
  24. ^ Vescovo indicato da Ughelli (Italia sacra, VI, col. 673), secondo il quale è tuttavia ignoto il tempo esatto in cui esercitò il suo episcopato. Gams gli assegna l'anno 904.
  25. ^ Secondo Ughelli (Italia sacra, VI, col. 673), Rimo potrebbe essere l'anonimo vescovo di Chieti che prese parte alla consacrazione dell'abbazia di San Bartolomeo di Carpineto nel 962. Schwartz non riporta nessuna indicazione in merito.
  26. ^ Girolamo Nicolino (Historia della Città di Chieti metropoli delle provincie d'Abruzzo, Napoli 1657, pp. 120-121) inserisce questo vescovo dopo Liuduino, in forza di un documento dove, secondo Schwartz, non è in alcun modo indicato chiaramente che fosse vescovo di Chieti.
  27. ^ Attone, Dizionario biografico degli italiani, vol. IV 1962.
  28. ^ Di questo vescovo non si conosce nulla, se non che venne consacrato vescovo nel primo anno di pontificato di papa Gregorio VII, ossia nel periodo compreso tra il 30 giugno 1073 e il 29 giugno 1074. Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern…, p. 230.
  29. ^ a b c d e f Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern…, pp. 230-231.
  30. ^ Di questo vescovo, documentato nel 1125, si ignora l'anno di morte. Secondo Ughelli creditur tamen circa 1130 obiisse (Italia sacra, VI, col. 705).
  31. ^ Questo vescovo è documentato in due occasioni, nei diplomi di Roberto II, conte di Conversano e di Loretello. Andreas Kiesewetter, Tre privilegi originali di Roberto II di Basunvilla, conte di Conversano e di Loretello, «Studi Fonseca», II, 593-620.
  32. ^ a b c d e f Kamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreich Sizilien…, vol. I, pp. 4–15.
  33. ^ a b Vescovo escluso da Kamp dalla cronotassi dei vescovi di Chieti.
  34. ^ Eubel riporta come data di conferma papale il 24 agosto 1254.
  35. ^ Nominato arcivescovo titolare di Petra.
  36. ^ Nominato contestualmente arcivescovo titolare di Mesembria.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN14147121672326390207 · SBN SBLV204403